Smaltimento DPI

Smaltimento DPI: come gestire i dispositivi di protezione individuale usati

Norme

I Dispositivi di Protezione Individuale sono dotazioni essenziali studiate, progettate e realizzate al fine di tutelare e proteggere i lavoratori che corrono uno o più rischi durante lo svolgimento delle proprie mansioni. Questi dispositivi sono quindi necessari perché si pongono tra il fattore di rischio e la parte del corpo da proteggere così da evitare o limitare i danni verificabili.

Questa definizione ci fa capire quanto sia importate adottare la protezione idonea al lavoratore e al lavoro svolto e quanto sia fondamentale la loro efficacia e il loro corretto utilizzo. Ma come comportarsi quando non sono più utilizzabili? Anche lo smaltimento dei DPI è un aspetto da non trascurare. Come altri tipi di rifiuti, anche i DPI non più utilizzabili sono classificati e categorizzati in base al codice CER (Catalogo Europeo dei Rifiuti), conosciuto anche come EER (Elenco Europeo dei Rifiuti), che ne identifica la natura, l’origine e i rischi associati.

Nel corso dell’articolo approfondiremo questo argomento per conoscere a fondo come in ogni luogo di lavoro è essenziale gestire lo smaltimento dei dispositivi di protezione individuale.

Smaltimento DPI in azienda e nei luoghi di lavoro

I DPI devono essere adottati obbligatoriamente quando i rischi, analizzati e valutati dal datore di lavoro, non possono essere né eliminati né ridotti a un livello accettabile. Le mansioni che necessitano l’adozione dei dispositivi di protezione sono tantissime: lavoratori sui cantieri, operatori sanitari, lavoratori che svolgono attività in quota ma anche addetti alla ristorazione, alla manipolazione e preparazione dei cibi nel settore alimentare. Questi sono solo pochi esempi che permettono però di comprendere quanto sia elevato l’utilizzo dei dispositivi di protezione e di conseguenza quando sia elevata la richiesta di smaltimento dei DPI nelle aziende e nei luoghi di lavoro. Questa fase del ciclo di vita dei DPI deve essere gestita quindi seguendo un iter preciso a seconda dei relativi codici CER.

Quali DPI si possono smaltire?

Tutti i DPI si possono smaltire ed è necessario smaltirli nel modo più corretto affinché non vengano dispersi nell’ambiente e, se contaminati o infetti, non diffondano sostanze inquinanti o carica virale. Anche in questo campo, la legge promuove alcune indicazioni come il riutilizzo e il riciclo di questi dispositivi, l’adozione di un corretto iter per manutenere e/o disinfettare i DPI non monouso al fine di prolungare il ciclo di vita e la realizzazione di soluzioni di raccolta.

Oltre a queste disposizioni nazionali si aggiungono alcune ordinanze regionali al fine di autorizzare la gestione dei rifiuti su specifici territori e norme UNI EN per ciascuna categoria di DPI.

Codice CER DPI usati

I rifiuti vengono classificati in rifiuti urbani e rifiuti speciali e, in base alla loro pericolosità, in rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi. Ogni tipologia di rifiuto è identificata da un codice CER (Catalogo Europeo dei Rifiuti), conosciuto anche come EER (Elenco Europeo dei Rifiuti) “*”.
Il sistema CER consente di:

  • Identificare in modo univoco i rifiuti.
  • Gestire correttamente il trattamento, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti.
  • Monitorare e costruire report con dati relativi ai rifiuti per scopi statistici e normativi.
  • Facilitare la comunicazione tra autorità competenti, aziende e operatori del settore.

In particolare, per i DPI da smaltire i codici CER sono principalmente 3:

  • 02.02*
  • 02.03
  • 01.03*

Come sappiamo, ogni ambiente di lavoro richiede dispositivi di protezione individuali idonei e di conseguenza ogni attività ha la necessità di smaltirli dopo l’utilizzo o a causa dell’usura. Smaltimento tipi di DPIDi seguito alcuni DPI e i relativi codici CER che li identificano:

  • Guanti e panni contaminati da sostanze pericolose – 15.02.02
  • Elmetti – 15.02.03
  • Guanti non contaminati – 15.02.03
  • Occhiali da lavoro – 15.02.03
  • Abbigliamento da lavoro – 15.02.03
  • Scarpe antinfortunistiche – 15.02.03
  • Mascherine e guanti contaminati quindi rischio infettivo (es. rifiuti Covid-19) – 18.01.03*

Smaltimento dei DPI: la soluzione di Lyreco

Lyreco è da sempre al servizio delle aziende e ogni giorno si impegna a studiare soluzioni uniche e complete per soddisfare ogni esigenza di business. Tra i servizi proposti, uno particolarmente importante è quello di Recycling Solution che offre supporto nella gestione responsabile dei rifiuti alle società di qualsiasi dimensione e tipologia. Il servizio erogato si avvale della collaborazione con società esterne specializzate e regolarmente iscritte alla piattaforma RENTRI.

Oltre al servizio di smaltimento di rifiuti come RAEE, toner, stampanti e sorgenti luminose, Lyreco si occupa del ritiro di rifiuti provenienti da industrie, enti e imprese che utilizzano i dispositivi di protezione individuali come prevenzione degli infortuni sul lavoro, attraverso l’offerta di servizi dedicati tramite apposita fornitura e raccolta in box e sacchetti dedicati e acquistabili sul sito. L’erogazione di questo servizio avviene tramite Società partner che si occupano di firmare il FIR (Formulario Identificativo Rifiuto).

DPI e LCA: un passo verso il futuro

Life Cycle Assessment

DPI e LCA potrebbero sembrare solo delle lettere affiancate senza specifiche ragioni invece rappresentano un connubio perfetto che vedremo, si spera, sempre di più uno accanto all’altro. La sigla DPI, sappiamo ormai bene cosa significa, LCA, invece, vuol dire Life Cycle Assessment e significa letteralmente “Analisi del Ciclo di Vita”. LCA è infatti un metodo analitico e sistematico che valuta qual è l’impatto ambientale di un prodotto o di un servizio durante il suo intero ciclo di vita.
Anche in ambito safety, sempre più produttori si stanno impegnando sulle tematiche ambientali e pian piano stanno emergendo prodotti dedicati alla sicurezza certificati LCA come nel caso di Base e di 3M.
Tra i vantaggi di avere prodotti certificati LCA possiamo menzionare:

  • l’opportunità per ridurre gli impatti ambientali legati all’intero ciclo di vita del prodotto;
  • la possibilità di avviare un percorso per la Dichiarazione Ambientale di Prodotto (EPD);
  • migliori strategie di marketing e comunicazione grazie al messaggio veicolato.

Attendiamo quindi che i produttori, compresi quelli del settore safety, capiscano sempre più l’importanza di questa certificazione e che amplino la loro gamma di prodotti e servizi certificati LCA. Dall’altra parte, non è sempre l’interesse o l’impegno dei produttori safety a mancare, spesso, infatti, il motivo è dettato da limitanti requisiti tecnici che vanno in contrasto con i principi di sostenibilità e riciclabilità dei materiali. La ricerca e le nuove tecnologie, comunque, non si fermano mai e stanno aprendo le porte alla sostenibilità anche per questo tipo di prodotti.